Incontro del 14 dicembre
di Antonio Riboldi
In un mondo che non crea posto alla speranza, non crede che ci sia Qualcuno che sa e può donarla, e quindi la considera solo un’utopia che non ha radici nella realtà, e così ne cerca solo i ‘surrogati’, la Chiesa, oggi, terza domenica di Avvento, ci invita alla Gioia:
“Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi.
Il Signore è vicino”. (Fil. 4,4)
Del resto quale valore può essere dato alla vita se si esclude o ignora il grande dono che Dio ci dà con Gesù? Si può fare a meno di Gesù, considerato non solo come un concetto astratto che non ha posto nel cuore, ma come Uno, il Figlio di Dio, che si rende partecipe delle nostre gioie e speranze, sofferenze ed ansie?
Il caro e beato Paolo VI era convinto di no, quando scriveva: “Oggi l’ansia di Cristo pervade anche il mondo dei lontani quando in essi vibra qualche autentico movimento spirituale. Il mondo, dopo avere dimenticato e negato Cristo, Lo cerca. Ma non lo vuole cercare quale è e dove è. Lo cerca tra gli uomini mortali: ricusa di adorare il Dio che si è fatto uomo, e non teme di prostrarsi servilmente davanti all’uomo che si fa Dio…. È’ una strana sinfonia di nostalgici che sospirano a Cristo perduto; di pensosi, che intravedono qualche evanescienza di Cristo; di generosi, che da Lui imparano il vero eroismo; di sofferenti, che sentono la simpatia per l’Uomo dei dolori; di delusi, che cercano una parola ferma, una pace sicura; di onesti, che riconoscono la saggezza del vero Maestro; di convertiti, che confidano la loro avventura spirituale e dicono la loro felicità per averLo trovato”.(1955)
E forse in questa lunga categoria di cercatori o indifferenti a Gesù ci siamo noi, anche noi.
Ecco perché l’Avvento ci educa ad entrare con forza nel Mistero del Natale, di Dio che si fa vicino e con noi raddrizza il senso della vita.
Forse anche noi cerchiamo conferme, come Giovanni Battista. Ha detto Papa Francesco in un’udienza generale “Il Battista attendeva con ansia il Messia e nella sua predicazione lo aveva descritto a tinte forti, come un giudice che finalmente avrebbe instaurato il regno di Dio e purificato il suo popolo, premiando i buoni e castigando i cattivi… Ora che Gesù ha iniziato la sua missione pubblica con uno stile diverso; Giovanni soffre perché si trova in un doppio buio: nel buio del carcere e di una cella, e nel buio del cuore. Non capisce questo stile di Gesù e vuole sapere se è proprio Lui il Messia, oppure se si deve aspettare un altro.”
“In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere di Cristo, mandò a dirGli per mezzo dei suoi discepoli: ‘Sei colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?’.
E Gesù dà testimonianza di Se stesso: ‘Andate e riferite a Giovanni ciò che avete udito e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano; ai poveri è predicata la buona novella e beato colui che non si scandalizza di me’. Una risposta netta: il Suo agire è la rivelazione del Volto Misericordioso del Padre.
Scrive Papa Francesco: “Il messaggio che la Chiesa riceve da questo racconto della vita di Cristo è molto chiaro. Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per punire i peccatori né per annientare i malvagi. A loro è invece rivolto l’invito alla conversione affinché, vedendo i segni della bontà divina, possano ritrovare la strada del ritorno… La giustizia che il Battista poneva al centro della sua predicazione, in Gesù si manifesta in primo luogo come misericordia. E i dubbi del Precursore non fanno che anticipare lo sconcerto che Gesù susciterà in seguito con le sue azioni e con le sue parole.”
Poi Gesù chiede a chi lo ascolta quale sia la verità di un profeta, che nulla ha a che fare con le mode e stravaganze o la speculazione sul bisogno umano di sicurezza di tanti… anche oggi:
‘Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo vestito in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, che preparerà la tua via davanti a te’. In verità vi dico: tra i nati di donna non ne è sorto uno più grande di Giovanni Battista, tuttavia il più piccolo del Regno dei cieli è più grande di lui’”. (Mt. 11, 2-11)
I profeti additano e manifestano la Presenza di Gesù: una missione che è di ogni discepolo, ma se vogliamo abbia successo, deve avere alle spalle una vita che conosca il distacco dalla terra, per mostrare il Cielo. Non è facile voltare le spalle alle tante sirene, alle cose di quaggiù, come in Giovanni Battista, per innamorarsi delle bellezze dell’anima, ma è la ‘via strettà, che è necessaria.
Come ha detto spesso Papa Francesco, dobbiamo infatti mettere in conto che i profeti “sono tutti perseguitati o non compresi, lasciati da parte. Non gli danno posto!. Tutto ciò non è finito con la morte e resurrezione di Gesù: è continuato nella Chiesa! Perseguitati da fuori e perseguitati da dentro!… quante incomprensioni, quante persecuzioni hanno subito i Santi… perché erano profeti”.
Solo in quella ‘via strettà possiamo capire come il Natale è grande gioia e pace, che sorge da una povertà-libertà dalle cose, che sconfina con il nulla di quaggiù.
Occorre farsi coinvolgere pienamente dalla lezione del Battista, per entrare nella gioia vera.
“Egli è uno che non annunzia se stesso ma prepara il cammino ad un Altro, discerne i tempi e i segni fino a riconoscere il Messia che è arrivato, diminuisce perché sia il Signore a crescere.”
E si può… si deve! Chiediamo al Signore la grazia dell’umiltà che aveva Giovanni e, soprattutto, la grazia che nella nostra vita sempre ci sia il posto perché Gesù cresca, ci trasformi e così possiamo testimoniarlo nella verità.
Il foglietto: Parte A Parte B
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