Incontro del 26 settembre
…è significativo constatare che oggi i cristiani disertano le assemblee liturgiche ma tentano di vivere sempre di più “le spiritualità”, fabbricandosi itinerari “fai da te”. Ci stiamo accorgendo della deriva della spiritualità dei cristiani?
Non è più la spiritualità che si nutriva alle fonti delle Sacre Scritture o dei padri della Chiesa, ma una spiritualità teista, con un riferimento al divino, non al Dio di Gesù Cristo. Una spiritualità concepita come etica terapeutica, tesa al benessere personale, allo stare bene con sé stessi e con gli altri nel quotidiano. Una spiritualità che dà conforto, ma non sta più sotto il primato della grazia e della salvezza che solo Dio può dare. È una spiritualità in cui si ripetono le beatitudini proclamate da Gesù, declinandole però solo a istanza morale, non come Vangelo, buona notizia…
Ecco, il venir meno della qualità “fontale” della liturgia nella vita dei cristiani provocherà debolezza della fede per molti. E fagociterà appartenenze culturali per altri. Crescerà il numero dei “cattolici del campanile”. Cattolici senza vera appartenenza alla Chiesa eucaristica, anestetizzati nei confronti del Vangelo. E, sempre di più, altri percorreranno sentieri di spiritualità che ispirano l’autosalvezza, senza il primato della grazia e senza la dimensione escatologica.
In queste due possibili derive si potrebbero comprendere le denunce che papa Francesco ripete contro il pelagianesimo e lo gnosticismo, oggi riapparsi in nuove forme inedite, ma sempre ispirate dal rifiuto del primato del Vangelo e del mistero eucaristico, memoriale della vita, della morte, della risurrezione e della venuta gloriosa di Cristo, il Signore. Perciò, occorre più che mai una comunità cristiana che nella liturgia non permette l’esilio del Vangelo dalla vita ecclesiale.
Enzo Bianchi – da Vita Pastorale del febbraio 2019
Il foglietto
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