Tra il “non ancora” e il “già”

Memoria di Pasquale Pirone
21.09.2014

“Vivere tra il già e il non ancora”,
così spesso Pasquale parlava di speranza,
di progresso e di “speranza di progresso”.
Noi…, noi siamo nati in questo tempo,
eletti o condannati a vivere nel chronos,
in questo chronos.
Al di là di questo tempo Pasquale,
da morto che era…, “ora” rivive con Cristo:
per grazia salvato e risuscitato,
“ora” siede nei cieli a mostrare nei secoli futuri
la straordinaria ricchezza della Sua grazia (cfr. Efesini 2).
E prega, e cammina, e cena con noi e con Lui.
Ma, per noi, nel nostro Χρόνος, non c’è,
non ci abbandoniamo a strane fantasie,
inganni consolatorii,
per noi c’è il vuoto,
il vuoto.
Ma…
Non c’è nulla che possa sostituire
l’assenza di una persona a noi cara.
Non c’è alcun tentativo da fare,
bisogna semplicemente tenere duro e sopportare.
Ciò può sembrare a prima vista molto difficile,
ma è al tempo stesso una grande consolazione,
perché finché il vuoto resta aperto
si rimane legati l’un l’altro per suo mezzo.
E’ falso dire che Dio riempie il vuoto;
Egli non lo riempie affatto,
ma lo tiene espressamente aperto,
aiutandoci in tal modo a conservare
la nostra antica reciproca comunione,
sia pure nel dolore.
Ma la gratitudine trasforma
il tormento del ricordo in una gioia silenziosa.
I bei tempi passati si portano in sé non come una spina,
ma come un dono prezioso.
Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi,
di consegnarci ad essi;
così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso,
ma lo si osserva in momenti particolari
e, per il resto, lo si conserva
come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza.
Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.
Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa

E questo è il senso, per questo ha senso fare memoria.


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