Quando, in occasione del compleanno o, peggio, dell’onomastico che “cadeva” il primo gennaio, cercavo di fare gli auguri a mio suocero, mi rispondeva: “c’è poco da festeggiare sono più vecchio di un anno” esprimendo il concetto in modo molto più colorito ed efficace. Cercavo in tutti i modi di convincerlo che, invece, c’era molto da festeggiare, non si convinceva, …mai!
Parlando, qualche mese fa, dell’ “anniversario della riforma” anche a me è capitato di dire: “non si può festeggiare quando i fratelli si dividono”.
Quando il cardinale Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, ha detto:”i cattolici non hanno nulla da festeggiare” per la data del 31 ottobre del 1517 che segna l’inizio della “divisione” nella Chiesa – mi sono preoccupato: “allora sto diventando tedesco” ho pensato.
Ha risposto, non a me, ma al prefetto, senza citarlo, con garbo, uno svizzero, un cardinale.
(fonte:agenzia SIR)“Festeggiare” i 500 anni della Riforma di Lutero significa essere “grati” per i 50 anni di dialogo tra luterani e cattolici; avere “la speranza” che la commemorazione comune possa portare ulteriori frutti di dialogo e collaborazione e soprattutto “fare penitenza”, chiedere cioè perdono per tutto il male che è stato commesso in questi 500 anni. Risponde così il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, a chi anche negli ultimi giorni ha detto che sui 500 anni della riforma di Lutero “non c’è nulla da festeggiare” visto che quella Riforma è stata causa di divisione della Chiesa e di conflitto. Parlando questa mattina a Roma ai giornalisti del viaggio del Papa a Lund, il cardinale svizzero precisa che il termine “festeggiare” ha connotazioni linguistiche diverse: mentre “in italiano si può festeggiare tutto”, in tedesco l’uso del termine “festeggiare” ha bisogno di una connotazione più precisa. A questo proposito, Koch ha ricordato il documento “Dal Conflitto alla Comunione” in cui cattolici e luterani sottolineano come la commemorazione della Riforma di Lutero si fonda su “tre punti forti”: il primo punto è “la gratitudine per tutto ciò che abbiamo riscoperto di avere in comune” in questi 50 anni di dialogo cattolico-luterano che è stato “il primo dialogo bilaterale avviato nel 1967 all’indomani del Concilio Vaticano II”. Il secondo punto forte è “la speranza che questa commemorazione comune possa portare buoni frutti in futuro”. Sul terzo punto, il cardinale ha precisato subito che “Lutero non ha voluto fare divisione, creare nuove chiese ma rinnovare la Chiesa cattolica e al suo tempo non era possibile e ciò ha portato a divisione e anche a guerre terribili, come la guerra dei trent’anni che ha trasformato l’Europa in un mare rosso di sangue”. È chiaro quindi che di questo “non si può festeggiare ma dobbiamo fare penitenza”.(fonte:agenzia SIR)
Sulla commemorazione comune ha parlato anche il rev. Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale: “Abbiamo visto tanti segni che sono diventati possibili”, ha detto. “Negli anni ‘80 per esempio nessuno avrebbe mai creduto che avremmo trovato un accordo sulla giustificazione e invece l’abbiamo trovato. Se qualcuno ci avesse detto solo qualche anno fa che avremmo avuto una commemorazione comune tra luterani e cattolici della Riforma, molti avrebbero detto: impossibile. Personalmente questi eventi danno coraggio perché dicono che molte cose ritenute impossibili possono diventare possibili. Nel contesto in cui viviamo oggi, in un mondo frammentato, ferito da conflitti, credo che la comunione tra i cristiani, il fatto che luterani e cattolici davanti al mondo esprimano misericordia e perdono, è una testimonianza potente di Cristo al mondo. Credo possa diventare un grande contributo”.(fonte:agenzia SIR)
1517: Festeggiare!
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